
La miniera ha rappresentato per millenni la più̀ grande ricchezza di tutta la piana di Sibari. Il sale veniva esportato in tutt’Italia e in Europa. Plinio il Vecchio nella sua opera Naturalis Historia (77-78 d.C.), per la prima volta avrebbe fatto cenno all’esistenza della Miniera. Nonostante ciò, più volte sono stati rinvenuti reperti che collocherebbero come prima Era di utilizzo della miniera le epoche preistoriche. I Sibariti e i Romani intensificarono l’estrazione ed il commercio del salgemma, la pietra di sale. Dopo di loro, i Normanni utilizzarono il sale di Lungro e diedero inizio alle “Vie del Sale” che risalivano i sentieri del Parco Nazionale del Pollino fino ai monti dell’Orsomarso.
Secondo il poeta e patriota italiano Vincenzo Padula “la prima galleria della miniera è un modello di greca architettura e si conobbe dunque sotto i Greci”. Nel 1835, dopo una visita in miniera, il geologo Leopoldo Pilla, considerò il giacimento di Lungro, per estensione, uno dei più grandi del globo.
Erano circa 2000 i gradini che ogni giorno i minatori percorrevano per scendere in miniera. Nel 1882 la produzione di sale raggiunse 73.000 quintali annui, la miniera contava 400 operai e 30 lavoratori per l’indotto. Dal 1968, iniziò il lento declino, gli operai restarono 69, nessun rinnovamento tecnologico era stato previsto per la miniera di Lungro. Il 5 agosto 1976 i Monopoli di Stato deliberarono la rinuncia alla concessione mineraria, la ratifica del Ministero dell’Industria avvenne l’8 marzo 1978, in quel preciso giorno cesserà d’esistere la gloriosa e millenaria storia della salina di Lungro, l’unica azienda statale esistente nella Regione Calabria sin dall’ occupazione Francese. Con l’atto della ratifica gli immobili passarono di proprietà comunale e furono ben presto saccheggiati e vandalizzati. Oggi a causa dei cambiamenti climatici e del dissesto idrogeologico il sito della miniera non è agibile. La Miniera della Salgemma di Lungro è un sito di interesse Archeologico, Storico ed Architettonico di importanza nazionale, uno dei pochi esempi in Italia di archeologia industriale vincolato dalla Sovrintendenza Regionale.


Il SALGEMMA LUNGRO FESTIVAL, come il SALE, l’ORO BIANCO dei Romani
“Salario” dal termine latino “salarium”, trae origine dall’usanza in voga nell’antica Roma di pagare i soldati romani delle legioni con il prezioso minerale. Con il tempo questa gratifica in natura è stata sostituita con il denaro, ma il termine “salario” è rimasto, con tutta la sua potenza evocativa.
È noto infatti nella Storia che il sale sia sempre stato considerato un bene indispensabile, la cui scarsità costituiva un’autentica disgrazia che immiseriva popoli e paesi.
La sua importanza fu talmente grande da conferire a questo minerale la dignità di moneta, altrimenti detta “oro bianco”, il cui uso si è caricato nel tempo di profondi significati simbolici legati alla vita civile e religiosa, ancora oggi rintracciabili in documenti, libri, luoghi, toponomastica e quant’altro.